I tappeti di Paola Lenti sono uno più bello dell’altro. Alcuni possono essere utilizzati anche all’esterno perché sono realizzati con materiali di facile manutenzione resistenti agli agenti atmosferici.
Ne è un esempio il nuovo tappeto modulare Bisanzio che fa parte della serie High Tech, realizzata con i filati Aquatech e Rope esclusivi Paola Lenti che garantiscono una elevata solidità ai raggi solari, all’acqua di mare e di piscina. I tappeti della serie High Tech sono proposti in molte dimensioni standard ma possono essere anche realizzati su misura in altre dimensioni.
Il tappeto Kaleidoscope fa invece parte della serie di tappeti realizzati in feltro antitarme che non teme l’umidità. I tappeti di questa serie sono costituiti dall’unione tramite cuciture di tasselli a forma geometrica. L’azienda fornisce consulenza per la realizzazione di tappeti su misura e il risultato finale può essere verificato dal cliente grazie a simulazioni al computer ridotte in scala.
La serie Natural, di cui ad esempio fa parte il tappeto Shang, sono invece prodotti con materiali come corde, trecce e maglie tubolari resistenti all’usura e alla luce.
Erbamatta è un progetto fuori dal comune perché mette insieme due mondi che raramente si intrecciano così strettamente: la musica e il design. Il progetto Erbamatta nasce da un’idea di Lorenzo Palmeri, un musicista/designer che ha già al suo attivo molte iniziative nei due campi realizzate grazie a prestigiose collaborazioni con altri musicisti e aziende nell’ambito del design. L’iniziativa molto ricca di contenuti vede sul fronte musicale l’uscita del nuovo album di Palmeri ma anche numerosi eventi live fra cui il concerto della rivista Interni per l’apertura del prossimo Salone del Mobile nel cortile d’onore dell’università Statale di Milano e l’evento di chiusura del Milano Design Film Festival. Sul fronte del design invece Palmeri ha creato per l’occasione alcuni prodotti per aziende come Stone Italiana, Jannelli&Volpi e Nodus. Proprio per quest’ultima azienda, Palmeri ha disegnato i due tappeti Centocchio e Tarassaco di cui pubblichiamo qui le foto. Realizzati in lana tibetana e annodati a mano in Nepal, i due tappeti riprendono le forme e i colori delle piante selvatiche che crescono spontaneamente non solo nei campi ma anche nelle città ovunque riescono a trovare un po’ di spazio nelle aiuole, sui marciapiedi e fra le rotaie dei tram.
I tre tappeti dello studio di design Permafrost sono belli, originali ma sopratutto comunicativi. Sulla superficie a pelo lungo dei tappeti rotondi sono impresse tre tipi di impronte, tre segni che riescono a raccontare con grande sintesi tre storie suggestive. Sul pelo lungo del tappeto verde intitolato con ironia “John Deere” (una nota marca di macchine agricole), l’impronta di un trattore evoca i colori brillanti e l’odore dell’erba appena tagliata di un paesaggio rurale.
Le piccole impronte dell’animale selvatico sul tappeto bianco intitolato “Silence” richiamano invece il candore ovattato di un paesaggio innevato e il piacere che si prova camminando sulla neve ancora vergine.
Sull’ultimo tappeto, quello nero, le impronte delle suole scolpite celebrano come in una istantanea la conquista dello spazio e l’emozione del primo passo che l’uomo fece sul terreno polveroso della superficie lunare 46 anni fa.
I quattro industrial designer norvegesi Andreas Murray, Eivind Halseth, Oskar Johansen e Tore Vinje Brustad fondatori dello studio Permafrost si sono conosciuti durante gli studi alla Oslo School of Architecture. Per loro progettare significa portare alla luce l’essenza del prodotto, un processo in qualche modo simile al lavoro di uno scultore che, cesellando il blocco di marmo, rivela la scultura “contenuta” nel materiale grezzo.
Page 2 of 5