Negli Stati Uniti le persone che decidono di abitare in una micro-casa sono in aumento.
La scelta non è solo dettata dagli elevati costi di acquisto e mantenimento delle abitazioni specialmente nelle grandi città, ma anche da altri fattori:
• il desiderio di vivere maggiormente negli spazi esterni piuttosto che quelli interni (clima permettendo)
• la volontà di semplificarsi la vita eliminando gli oggetti superflui e le incombenze derivate dal possesso di una casa
• la maggiore libertà di trasferirsi in altri luoghi evitando lo stress di pesanti traslochi.
Proprio per evitare di rimanere legati ad un luogo a causa della casa, molte persone preferiscono scegliere una micro-casa mobile invece che fissa.
Questo è stato esattamente il caso della coppia Brian e Joni Buzarde, lui architetto e lei esperta in marketing e project management.
Non sapendo dove li avrebbe portati il loro lavoro, decisero di comprare una piccola casa mobile ma sul mercato non trovarono nulla che facesse al caso loro.
I camper e le roulotte sono concepiti per viaggiare facilmente ma non soddisfano le esigenze di chi decide di fermarsi e viverci stabilmente per un certo periodo tempo, specialmente in certe zone climatiche.
La coppia ha quindi deciso di progettare e realizzare la propria casa mobile.
La casa doveva poter essere spostata facilmente anche viaggiando in autostrada ma diventare una vera e propria abitazione dotata di tutto ciò che serve per vivere comodamente durante i periodi stanziali.
Realizzarono quindi Woody, un “modulo abitativo su ruote” di 22 mq che testarono personalmente viaggiando per diversi anni nel corso dei quali ne hanno ottimizzato le qualità in condizioni climatiche differenti.
Al termine di questa esperienza, Brian e Joni Buzarde nel 2016 hanno fondato la start up Land Ark che produce Drake, una casa mobile di 33 mq. che può ospitare fino a sette persone e che può essere trainata da un veicolo potente.
Invece che essere una semplice scatola, la casa mobile presenta pareti inclinate.
Questa forma particolare non è solo più interessante esteticamente, ma permette di creare più spazio interno utilizzabile dove serve mantenendo lo stesso ingombro.
Il telaio è in acciaio laminato a freddo e il rivestimento esterno in metallo nero ondulato copre un pannello isolante che protegge anche in caso di temperature rigide.
Il design interno semplice, moderno e curato contribuisce alla vivibilità del piccolo ambiente.
L’interno, illuminato da finestre di varie ampiezze, è rivestito di pino bianco e la pavimentazione è in materiale vinilico impermeabile.
La zona centrale ospita una cucina lineare con gli elettrodomestici, di fronte un bancone con sgabelli e più in là il divano.
Sotto ai due soppalchi nelle due estremità ci sono un bagno con WC e vasca/doccia e una stanza multifunzionale da cui si accede con una porta scorrevole.
La casa mobile Drake di Land Ark è prodotta da artigiani professionisti e viene consegnata dopo tre o quattro mesi dalla data dell’ordine.
Casa mobile Drake di Land Ark
La famiglia che abita questo ampio spazio nel sottotetto ha chiesto all’architetto Stefano Viganò di intervenire a lavori già iniziati.
Le divisioni degli spazi già ultimate dovevano essere conservate mentre la zona giorno open space a doppia altezza doveva essere riorganizzata.
Nella zona centrale del living ai lati del grande camino è stato allestito il salotto.
Sui fronti opposti sono stati organizzati da un lato lo studio isolato con un grande serramento in ferro e vetro, dall’altro la zona pranzo con cucina a isola.
Lo studio è stato arredato con una grande libreria che percorre la muratura a doppia altezza.
In cucina invece il bancone dotato di piano cottura e lavello è sormontato da una struttura in ferro a cui sono ancorate delle mensole pensili in vetro.
Gli elementi orizzontali della struttura in ferro creano un piacevole raccordo con la porzione dell’armadiatura caratterizzata da ante in abete di recupero.
Nel living, accanto alla scala in ferro e legno che conduce alla zona TV sul soppalco, è stata inserita a filo muro un’armadiatura con nicchie che riprende nelle ante il legno di recupero già utilizzato nella zona cucina.
La pavimentazione continua è in rovere mentre il parapetto della scala e del soppalco sono in vetro.
Foto Marcello Mariana
Abitazione nel sottotetto firmata Stefano Viganò
Nell’articolo di ieri vi ho parlato del ritorno di Open House a Torino il 9 e 10 giugno.
Fra i 140 spazi grandi, piccoli, privati, pubblici, storici e contemporanei aperti quest’anno ce n’è davvero per tutti i gusti.
Casa Okumé, già presente nell’itinerario di Open House Torino l’anno scorso, è fra le location confermate anche quest’anno grazie al successo ottenuto nella prima edizione dell’evento con un’affluenza di oltre 600 visitatori.
Perché in questo articolo fra le tante location di Open House Torino vi parlo proprio di Casa Okumé?
Perché come interior designer ho firmato il design degli interni di questa abitazione.
Dopo avervi presentato in questo blog tante realizzazioni firmate da altri progettisti, questa mi è sembrata l’occasione giusta per parlarvi di un mio progetto.
Mostrandovi alcune immagini e raccontandovi un assaggio della storia di Casa Okumé, spero di farvi venire voglia di vederla dal vivo se sarete a Torino il week-end del 9 e 10 giugno.
Il progetto architettonico è stato firmato dall’architetto Raimondo Guidacci (qui sotto vedete un’immagine della facciata).
L’edificio era in origine una vecchia falegnameria in disuso in un cortile ben poco interessante.
Ora chi entra nel cortile rimane sorpreso perché trova qualcosa di inaspettato: un’architettura contemporanea inserita in un’oasi verde protetta dal rumore e dai ritmi della città.
L’architettura e il design degli interni sono caratterizzati da continui richiami grazie all’utilizzo di pochi “segni” e materiali che ricorrono ovunque in modo coerente.
Insieme al ferro, il multistrato in Okumé (un legno molto resistente alle intemperie) è molto presente sia all’esterno che all’interno.
Ecco spiegato il nome che ho dato al progetto.
L’ abitazione si sviluppa su due livelli:
il piano terra ospita in un open space il living e la cucina.
In un angolo è stata costruita una “scatola” rivestita in okumé che ho disegnato su misura per contenere il bagno principale.
Sul lato cucina il volume integra gli spazi per gli elettrodomestici e delle mensole che accolgono delle ceramiche bianche.
Una scala metallica bianca porta al primo piano mansardato anch’esso open space.
In fondo si apre la zona notte con lavabo e vasca a vista dove ho ricreato l’atmosfera raccolta e intima delle suites degli hotel di design.
In un piccolo spazio chiuso sono nascosti i servizi igienici.
Avrei ancora molte cose da raccontarvi su Casa Okumé, ma per non togliervi la sorpresa se verrete a visitarla, qui non vi dico altro.
Le visite si svolgeranno ogni 20/30 minuti e ci sarò io ad accogliervi per soddisfare le vostre curiosità.
Non è richiesta prenotazione.
Se non potrete venire a trovarmi e siete interessati a sapere di più del mio progetto, cliccate qui.
Foto: Jana Sebestova photography
Casa Okumé è fra le location di Open House Torino 2018
A Londra lo studio Surman Weston ha trasformato una chiesa metodista vittoriana in un open space dedicato al co-working.
Agli architetti è stato richiesto un progetto in grado di soddisfare un duplice obiettivo:
lo spazio, inizialmente adibito a ufficio co-working, dovrà successivamente poter essere convertito in abitazione.
I progettisti hanno quindi sviluppato un progetto versatile in grado di rispondere contemporaneamente a queste due funzioni.
Sfruttando l’altezza dell’edificio, sono stati inseriti due soppalchi che guardano entrambi sulla zona centrale vuota.
Gli interventi di ristrutturazione si inseriscono nello spazio come se fossero dei grandi arredi.
In questo modo l’impianto architettonico dell’edificio rimane visibile.
Per isolare uno dei soppalchi senza privarlo della luce, è stata inserita una grande vetrata a scacchi colorati che segue l’andamento delle capriate sotto al tetto a due falde.
La vetrata colorata evoca la storia dell’edificio e la precedente destinazione d’uso come luogo di culto.
Il motivo a scacchi che ritorna nei parapetti a tutta altezza di una delle scale che portano ai soppalchi, funziona come elemento di raccordo con la vetrata superiore.
La rampa seghettata che non scende fino a terra rende il blocco scala visivamente leggero.
La scala gemella ha invece una struttura più tradizionale.
Per illuminare ulteriormente lo spazio le murature, i pannelli acustici a soffitto e le capriate in legno originali, dopo essere state sabbiate, sono stati tutti decorati di bianco.
La pavimentazione in rovere con finitura a olio contribuisce a rendere l’atmosfera rilassante e accogliente.
L’open space al piano inferiore è stato arredato con scrivanie e con una grande libreria sulla muratura di fondo.
Successivamente questo spazio aperto diventerà la zona giorno con salotto e tavolo da pranzo.
La cucina e il bagno sono stati posizionati sotto ai soppalchi ora adibiti a studio e sala riunione.
Questi ambienti diventeranno la camera da letto principale e lo studio dell’abitazione.
Attualmente lo studio di architettura e design Surman Weston fondato da Tom Surman e Percy Weston condivide lo spazio con altri professionisti che si occupano di grafica e comunicazione.
Chiesa vittoriana trasformata in spazio co-working