Il settore delle case modulari prefabbricate ha un grande potenziale, quindi sempre più aziende vi si affacciano presentando nuovi progetti.
La proposta della start up Cube Haus attiva a Londra e dintorni punta sul design:
l’obiettivo è rendere accessibile delle case prefabbricate ad alto valore progettuale anche a chi non può permettersi la consulenza di architetti e designer di interni di elevato livello.
Cube Haus riesce a soddisfare questo obiettivo grazie ad un modello di business che crea delle efficienti economie di scala.
Il team di progettisti incaricati dall’azienda costituito da architetti e designer fra i migliori dell’Inghilterra ha già progettato quattro prototipi di case modulari prefabbricate.
Le diverse soluzioni abitative sono state studiate per adattarsi a terreni di piccole dimensioni, sia in città che nelle zone rurali oppure addirittura anche sui tetti degli edifici.
Le case potranno anche essere installate su terreni che verranno acquistati direttamente da Cube Haus.
L’obiettivo della start up è costruire 100 esemplari di case modulari prefabbricate in legno lamellare entro i prossimi cinque anni.
Case prefabbricate modulari a Londra e dintorni
In questo articolo presentiamo alcune novità lanciate dal brand Pedrali.
Dalla nuova collaborazione con il designer catalano Eugeni Quitllet nasce Soul, una poltroncina che, nonostante il nome, di anime ne ha due.
Una è la nostalgia del passato rappresentata dalle curvature sinuose della struttura in faggio, l’altra invece è proiettata nel futuro con l’impiego del policarbonato per il sedile ergonomico.
In questo modo il sedile, abbracciato dallo scheletro, sembra sospeso.
CMP Design firma per Pedrali due progetti, gli sgabelli Nym che vanno ad arricchire l’omonima collezione di sedie e la serie di sedie per esterni Tribeca.
Lo sgabello Nym evoca le sedute Windsor inglesi con un disegno più essenziale che risponde alle esigenze della produzione industriale.
La bellezza naturale del legno massello di frassino è al centro del progetto, senza aggiungere alcun orpello decorativo.
Lo sgabello Nym è proposto in due diverse altezze, anche con gambe a slitta in tondino d’acciaio oppure con base girevole. In più si aggiungono anche le versioni imbottite.
La collezione outdoor Tribeca reinterpreta le classiche sedute da terrazza anni Sessanta realizzate in acciaio con intreccio.
L’incordatura alternata sul telaio tubolare dà ritmo e leggerezza alle diverse tipologie di seduta che costituiscono al collezione: sedia, poltroncina e sgabello in due diverse altezze.
Infine concludiamo con un tavolo.
Si tratta di Elliott disegnato da Patrick Jouin, un tavolo con stelo centrale esile e slanciato.
La colonna in estruso di alluminio di forma trilobata si separa in tre piedini in pressofusione di alluminio.
Leggero e funzionale, il tavolo Elliott è adatto anche per l’outdoor ed è proposto in tre diverse altezze, anche con ripiano reclinabile per essere riposto ottimizzando gli spazi.
Novità Pedrali : non solo sedie
Avete mai visto all’opera un maestro vetraio mentre realizza un oggetto in vetro soffiato?
Io ebbi questa fortuna da piccola quando i miei genitori in occasione di un viaggio a Venezia mi portarono a Murano.
Lo spettacolo mi colpì talmente tanto che ancora me lo ricordo:
vedere la massa incandescente del vetro fuso sulla sommità della “canna da soffio” diventare una bolla e poi prendere forma quando l’artigiano soffiò dall’altro lato della canna fu sorprendente.
La tecnica del vetro soffiato non solo necessita di una notevole capacità polmonare, ma anche di una rara abilità nel modellare il materiale.
La diffusione di questo metodo di produzione antichissimo risalente addirittura al I° millennio a.C. ampliò enormemente il mercato perché abbatté i costi dei manufatti in vetro.
Nella civiltà Romana i vasi e le bottiglie in vetro divennero molto comuni e già allora le piccole isole vicine a Venezia erano un luogo di produzione importante.
Nel corso del XIII secolo i maestri artigiani veneziani si dedicarono sempre più alla produzione di oggetti di lusso come ad esempio stoviglie e specchi.
Nella lavorazione del vetro soffiato vengono utilizzate due tecniche: il soffio libero e il soffio in stampo.
Nel primo caso l’oggetto viene modellato manualmente utilizzando l’aria e pochi attrezzi.
Nella tecnica di soffio in stampo invece l’artigiano soffia con la canna all’interno di uno stampo per far aderire il vetro incandescente alle pareti dello stampo stesso.
Tutt’altra cosa è la produzione meccanizzata del vetro che può essere totalmente delegata alle macchine oppure più vicina al metodo artigianale nel caso in cui l’artigiano ancora debba controllare alcune fasi del processo.
Il tavolino Mastea che vedete in queste immagini è stato disegnato da Matteo Zorzenoni per Miniforms ed è realizzato dai maestri vetrai di Murano.
Il design contemporaneo prende forma secondo la tecnica antica della lavorazione del vetro soffiato.
L’antica tecnica del vetro soffiato incontra il design contemporaneo
Nel disegno degli arredi della collezione D12 di cui parla l’articolo di ieri, l’architetto Marià Castellò ha riportato le linee pulite di questo suo progetto architettonico.
La villa si inserisce armoniosamente nel territorio alle spalle della bellissima spiaggia di Migjorn sulla costa sud dell’isola di Formentera.
Nesting the Stone from marià castelló, architecture on Vimeo.
L’edificio è formato da tre parallelepipedi che si appoggiano con leggerezza sul terreno roccioso e che sono connessi tramite due passerelle vetrate.
Il rivestimento in legno dei tre volumi li rende simili alle tipiche capanne dei pescatori.
L’edificio è realizzato con sistemi di costruzione a secco ed è legato al suolo solo in due punti per minimizzare l’impatto sul terreno.
La semplicità dell’architettura gioca sul dualismo fra terra e aria espresse attraverso la contrapposizione dei vuoti e dei pieni e dei materiali:
la roccia solida e pesante e il legno tenero e leggero.
L’alternanza dei pieni e dei vuoti ritorna anche nell’interrato con una successione di cortili aperti e spazi chiusi.
Pur essendo due elementi di natura diversa, uno naturale e irregolare, l’altro costruito dall’uomo e fatto di linee nette, l’edificio e la roccia si compenetrano perfettamente.
Questo dialogo fra l’architettura e la roccia è particolarmente apprezzabile nei cortili e negli interni al piano sotterraneo dove l’assenza di muri di contenimento lascia spazio alla roccia.
I tre “strati” che compongono l’edificio sono chiaramente leggibili:
al livello inferiore l’asprezza del terreno roccioso si fonde con le murature e con la piccola piattaforma in cemento che sostiene il piano terra formato da pannelli in legno lamellare incrociato che assolvono a struttura, chiusura e finitura interna.
Anche il design degli interni è molto semplice.
Il bianco prevale ma è sempre scaldato dai toni caldi del legno.
Dall’interrato la scala bianca ancorata alla muratura e sospesa da terra porta nell’ampia zona giorno arredata solo con lo stretto necessario.
Al candido blocco della cucina accostato al grande tavolo in legno fa da sfondo la velatura di sottili cavi tesi dal pavimento al soffitto che delimita in vano scala.
La grande armadiatura bianca dietro alla cucina torna con lo stesso disegno anche nella camera da letto con bagno privato.
Villa firmata da Marià Castellò : simbiosi fra architettura e ambiente
Diabla, il giovane brand di arredamento e complementi da esterno legato al marchio valenciano Gandiablasco, arricchisce il suo catalogo con alcune novità.
Il design è sempre quello minimalista, informale, pratico ma soprattutto coloratissimo tipico di Diabla.
Mona è una serie molto versatile di tavolini rotondi con struttura monogamba disegnata dal team Diabla.
I tavolini possono essere utilizzati sia in esterno che in interno per creare un’atmosfera stile bar.
Declinati in diverse altezze e dimensioni, sono proposti in un’ampia varietà cromatica che comprende tonalità molto vivaci ma anche colori più neutri ed eleganti:
bianco, rosa, rosso, grigio, antracite, blu, senape, sabbia e bronzo.
Abbinando le altezze, le dimensioni ed eventualmente i colori si possono creare delle zone funzionali dall’atmosfera diversa ma comunque coerenti nello stile.
Il design degli arredi della collezione D12 è talmente asciutto da lasciare solo ciò che è strettamente necessario alla funzione…
… o per meglio dire alle funzioni, perché nonostante l’essenzialità, questi arredi riescono ad assolvere a più funzioni.
Lo scaffale, l’appendiabiti e i tavolini sono semplicemente delle linee geometriche che seguono diverse traiettorie.
Lo scaffale può anche diventare un supporto da muro per un vaso con una pianta oppure per una lampadina.
Al tavolino può essere appesa una cesta o appoggiato un anello per sostenere un vaso con una pianta.
La serie D12 può essere utilizzata sia in interno che in esterno ed è proposta in una vasta scelta di colori:
bianco, rosa, rosso, grigio chiaro, antracite, verde oliva, senape, blu scuro, sabbia e bronzo.
La collezione si chiama D12 perché il sottile tondino di acciaio utilizzato per realizzare gli arredi ha un diametro di 12 mm.
L’architetto Marià Castellò ha disegnato la collezione richiamando l’architettura minimalista della sua casa Bosc d’en Pep Ferrer a Formentera di cui vi mostreremo le immagini nell’articolo di domani.
La terza e ultima novità di Diabla è dedicata agli amici a 4 zampe.
Disegnata da Violeta Alcaide Weishaupt e Manel Jiménez Ibáñez, la cuccia Touffu si armonizza perfettamente nel contesto dell’arredamento Diabla.
La linea minimalista è quella della casetta che viene declinata nei colori rosso, grigio antracite e bianco.
I pannelli che compongono la cuccia si montano a incastro, senza bisogno di viti, semplicemente esercitando una leggera pressione.
Touffu è proposta in due misure, per animali grandi e piccoli e all’interno è dotata di un cuscino sfoderabile.
Arredamento Diabla : anche la cuccia del cane è coordinata