A partire dagli anni ’70, i rivestimenti in ceramica con colori squillanti e superfici brillanti hanno imperversato per decenni.
Oggi, grazie al revival degli stili retrò, ritornano invece di gran moda le piastrelle decorate in pastina colorata di cemento.
Le rivisitazioni moderne di queste piastrelle tradizionali entrano nelle case moderne ed eclettiche creando una piacevole atmosfera retrò, calda e accogliente.
Alle piastrelle in cemento di una volta viene oggi spesso attribuita una nobiltà e un pregio che nella loro epoca in realtà non avevano.
Probabilmente ciò è dovuto al fatto che queste pavimentazioni sono diventate rare perché nel corso delle ristrutturazioni sono andate perdute.
Ne resta testimonianza solo in alcuni palazzi e residenze nobili risalenti alla seconda metà del 1800 fino all’inizio del 1900.
Questa associazione porta a pensare che si tratti di un materiale raro ed esclusivo.
In realtà, piuttosto che con le piastrelle in cemento, le residenze aristocratiche venivano decorate prevalentemente con materiali più preziosi come le maioliche o i pavimenti alla veneziana.
La vera storia delle piastrelle di cemento ha un’origine ben più popolare e diffusa.
Questi rivestimenti divennero infatti molto comuni nell’edilizia popolare delle periferie delle grandi città.
Gli immigrati arrivati dal sud che vi abitavano, non potendo permettersi di decorare la casa con materiali preziosi e tappeti pregiati, ne fecero largamente uso soprattutto nelle cucine e nei bagni.
Le piastrelle, chiamate più normalmente “cementine“, erano fabbricate con il cemento Portland, un materiale che veniva utilizzato per preparare il calcestruzzo e che divenne largamente prodotto dopo la rivoluzione industriale.
Come la graniglia, le cementine sono composte da una base di sabbia e cemento in cui vengono miscelati frammenti di marmo e ossidi naturali.
Lo strato superficiale, la cosiddetta “pastina”, è composto di cemento, sabbia finissima e ossidi di ferro.
A differenza delle cementine, la graniglia contiene frammenti più grandi che risultano ben visibili.
La graniglia inoltre veniva levigata e lucidata mentre le cementine erano rese idrorepellenti e anti-macchia con un trattamento a base di olio di lino.
La diffusione delle cementine fu quindi dovuta principalmente al loro costo contenuto.
Le cementine inoltre erano robuste e facili da posare. Ecco perché vennero anche molto utilizzate nei locali pubblici e nei teatri nel centro città.
La piacevolezza estetica dei motivi dipinti a mano che raffiguravano greche, fregi e fiori creavano composizioni che ricordavano l’effetto dei tappeti, con illusioni ottiche che hanno anticipato i decori delle piastrelle di ceramica degli anni ’70.
Si può quindi dire a tutti gli effetti che le cementine sono una versione nazional-popolare degli stili liberty e decò.
Le cementine una volta venivano utilizzate sia per le pavimentazioni che per i rivestimenti murari, in formati quadrati o esagonali di dimensioni 20X20 o 25X25 o superiori.
Sulla scia del revival degli stili retrò, Le cementine ritornano di moda .
Però trovarne oggi delle originali da recuperare è molto difficile perché ne restano solo nei vecchi magazzini e nei mercati non ristrutturati.
Per questo molte aziende propongono delle collezioni di cementine per rivestire oltre ai bagni e alle cucine, anche la zona giorno o gli arredi come ripiani e tavoli.
Per contenere il prezzo, i decori delle cementine vengono oggi perlopiù stampati in serie e i formati delle piastrelle sono più piccoli rispetto al passato.
Ci sono però dei brand di lusso che propongono delle cementine ancora oggi lavorate artigianalmente e dipinte a mano.
Ad esempio Bisazza, azienda famosa per i mosaici in vetro, propone Cementiles Collection.
Gli interni che mostriamo nelle foto di questo articolo sono decorati con questa pregiata collezione di piastrelle.
Per crearne i decori, Bisazza ha collaborato con noti designer come ad esempio Tom Dixon, Jaime Hayon, India Mahdavi, Paola Navone, Carlo Dal Bianco e David Rockwell.
Le piastrelle Cementiles Collection sono proposte in una vasta palette di colori e in due formati: il formato quadrato 20X20 cm e quello esagonale 20X23 cm.
Le cementine ritornano di moda
Dalla nonna o dalla zia avrete visto sicuramente le lampade abat-jour che si usavano una volta.
Il paralume appoggiato sul fusto era fatto di tessuto, rifinito con della passamaneria e teso su una leggera gabbia di filo di ferro.
Oltre all’abat-jour, la stanza era spesso illuminata da applique costruite nello stesso modo.
Per molto tempo questa tipologia di lampade è passata di moda ed è finita in cantina.
Con il grande ritorno del vintage, queste lampade tornano ad essere un complemento interessante.
Nel contesto di un arredamento classico oppure moderno, oggi le abat-jour e le applique in tessuto devono però essere inserite in maniera più attuale e creativa.
Con un pizzico di ironia che ne sdrammatizzi l’immagine un po’ polverosa, possono diventare una citazione del passato che crea un contrasto inusuale.
Quella che vedete nella foto sopra al titolo dell’articolo è un’idea brillante di riutilizzo:
le applique vengono moltiplicate per creare un gruppo molto decorativo di forme grafiche colorate… proprio come se si trattasse di una collezione che evoca altri tempi.
Se vi piace l’effetto ma non avete più a disposizione nessuna applique in tessuto, potete visitare il sito di Servomuto.
Quelle che vedete nella foto qui sotto fanno parte della collezione Easy Wall.
Nella collezione Birds & Butterflies sempre di Servomuto (foto sotto) trovate delle applique a forma di cameo, decorate con illustrazioni in stile classico.
Anche in questo caso le lampade diventano interessanti se utilizzate in gruppo.
La moltiplicazione è un metodo molto indicato per rendere interessanti oggetti che da soli sembrerebbero del tutto fuori luogo nel contesto di un arredamento moderno.
Se avete un oggetto antico, vecchio o kitch a cui siete affezionati, cercate di inserirlo in una serie di oggetti uguali o almeno simili.
Gli oggetti ben posizionati in gruppo acquisteranno tutt’altro sapore e diventeranno un elemento che personalizza l’ambiente in modo molto particolare.
Servomuto è lo studio di design di Milano di Alessandro Poli e Francesca De Giorgi.
I due designer prendono ispirazione dagli archivi di tessuti e passamanerie vintage.
Grazie alla loro passione e creatività, i materiali di recupero come le vecchie coperte militari e le tende di velluto dei teatri vengono riproposte in oggetti luminosi che reintepretano gli stili del passato.
Le lampade sono realizzate a mano da artigiani italiani in serie limitata.
Come riutizzare le lampade abat-jour e le applique in tessuto
La metropolitana di Londra, chiamata dai suoi utenti “The Tube” per la forma dei tunnel, è la più antica rete metropolitana del mondo e la più estesa d’Europa.
Inaugurata il 10 gennaio 1863, è lunga 402 km e si snoda con 11 linee fra 270 stazioni.
La mappa della London Underground è una delle icone grafiche più note al mondo.
Le prime mappe, raffigurando le stazioni in base alla posizione geografica e sovrapponendole ad alcune delle principali strade londinesi, erano molto dense e quindi difficile da leggere.
Nel 1931 Harry Beck propose un’altra rappresentazione della rete che pur distorcendone la geografia, risultava molto più chiara da consultare.
Nel 1933 la nuova mappa di Harry Beck venne stampata e in seguito molte altre città adottarono lo stesso metodo schematico per le mappe delle loro metropolitane.
Il design inconfondibile della mappa della metropolitana di Londra ha ispirato designer e artisti.
Ad esempio, il disegno dell’appendiabiti Underground di Gejst richiama il labirinto schematico di The Tube.
L’intricata struttura in acciaio è finita con vernice opaca bianca o nera, mentre i ganci per gli abiti sono in legno.
Nel suo quadro, Kyle Bean ha invece riprodotto le linee della metropolitana con delle cannucce per bibita colorate.
Nel quadro The Tate Gallery by Tube, David Booth gioca sul significato della parola “tube” e riproduce le linee colorate della mappa come se uscissero da un tubetto di pittura.
Infine il designer Paul Middlewick, mentre ingannava il tempo alla stazione aspettando l’arrivo del suo treno, si accorse che evidenziando alcuni tratti della mappa emergevano le sagome stilizzate di molti animali.
L’intuizione di Paul Middlewick è stata applicata in seguito anche alle mappe delle metropolitane di Parigi, Mosca e New York.
La mappa della London Underground ispira designer e artisti
Queste due piccole case immerse nel deserto del parco nazionale di Joshua Tree in California sono disponibili per essere affittate ai turisti.
Le strutture sono state progettate e realizzate da Cohesion Studio che ha sede a New York e Los Angeles.
Le costruzioni si mimetizzano nell’ambiente desertico grazie ai toni rossicci del rivestimento in acciaio invecchiato dal tempo.
L’acciaio è stato recuperato sul posto e avvolge completamente le costruzioni, salendo dalle pareti per proseguire fino sulle due falde spioventi del tetto.
Questo rivestimento garantisce una buona resistenza agli agenti atmosferici.
Nella pavimentazione rialzata in legno del patio fra le due costruzioni è stata incassata una vasca da bagno nascosta da alcuni grandi massi.
La vasca è stata realizzata con un serbatoio in metallo zincato che precedentemente era utilizzato come abbeveratoio per il bestiame.
Gli interni delle casette sono rivestiti in compensato.
L’interno della casa più grande ospita la sala da pranzo, la cucina, un armadio e la doccia.
Con una scala verticale realizzata con tubi metallici si accede alla zona notte ricavata sul soppalco e illuminata da un lucernario.
Il livello inferiore della casa più piccola invece viene utilizzato come magazzino per l’attrezzatura.
Sul soppalco c’è una camera da letto all’aperto da cui si può ammirare il cielo nelle notti stellate.
Le costruzioni sono state progettate per rispettare l’ambiente.
A fianco delle unità abitative sono stati installati dei pannelli solari su una struttura inclinata che forniscono l’energia necessaria per il riscaldamento e il raffreddamento.
Per garantire un corretto funzionamento dell’impianto, l’aria deve poter circolare per mantenere freschi i pannelli.
Per questa ragione i pannelli solari non sono stati posizionati sul tetto.
La produzione e il consumo di energia possono essere monitorati dall’interno delle costruzioni.
Le due casette nel deserto della California sono un prototipo che permetterà a Cohesion Studio di realizzare altre costruzioni simili ma più grandi negli Hamptons e nel Mojave a sud della California.
The Folly Cabins : casette nel deserto della California