Nella forma la cabina Nolla progettata dal designer finlandese Robin Falck assomiglia ad una grande tenda canadese.
Anche se i materiali che costruiscono la struttura garantiscono un confort maggiore rispetto a quello offerto da una tenda, lo spazio interno è pressoché lo stesso.
Dentro la cabina c’è infatti spazio solo per una piccola camera da letto ed è assente il bagno, come nella tipica tradizione nordica.
Quindi, come quando si va in campeggio, il progetto è un invito a portare con sé solo l’essenziale.
Il piccolo rifugio per le vacanze è caratterizzato da un fronte panoramico completamente vetrato dal quale si può ammirare il paesaggio.
Grazie alla sua semplice forma ad A, Nolla può essere trasportata e montata facilmente:
le parti che compongono la struttura vengono assemblate ad incastro, senza viti.
I supporti regolabili che sorreggono la cabina permettono una dislocazione anche su terreni irregolari.
La cabina è costruita in legno di abete e compensato secondo principi di sostenibilità che ne fanno una struttura a emissioni zero.
L’ energia che alimenta la cabina è rinnovabile: i pannelli solari producono l’elettricità e la stufa è alimentata con gasolio rinnovabile ricavato da rifiuti.
La costruzione della cabina Nolla è stata commissionata da Neste, una società finlandese che si dedica allo sviluppo dell’energia rinnovabile.
A questa azienda si deve lo sviluppo del biocarburante a basse emissioni di carbonio che viene impiegato per alimentare gli impianti della cabina.
La cabina Nolla può essere affittata su Airbnb.
Piccolo rifugio a emissioni zero per vacanze essenziali
Queste due piccole case immerse nel deserto del parco nazionale di Joshua Tree in California sono disponibili per essere affittate ai turisti.
Le strutture sono state progettate e realizzate da Cohesion Studio che ha sede a New York e Los Angeles.
Le costruzioni si mimetizzano nell’ambiente desertico grazie ai toni rossicci del rivestimento in acciaio invecchiato dal tempo.
L’acciaio è stato recuperato sul posto e avvolge completamente le costruzioni, salendo dalle pareti per proseguire fino sulle due falde spioventi del tetto.
Questo rivestimento garantisce una buona resistenza agli agenti atmosferici.
Nella pavimentazione rialzata in legno del patio fra le due costruzioni è stata incassata una vasca da bagno nascosta da alcuni grandi massi.
La vasca è stata realizzata con un serbatoio in metallo zincato che precedentemente era utilizzato come abbeveratoio per il bestiame.
Gli interni delle casette sono rivestiti in compensato.
L’interno della casa più grande ospita la sala da pranzo, la cucina, un armadio e la doccia.
Con una scala verticale realizzata con tubi metallici si accede alla zona notte ricavata sul soppalco e illuminata da un lucernario.
Il livello inferiore della casa più piccola invece viene utilizzato come magazzino per l’attrezzatura.
Sul soppalco c’è una camera da letto all’aperto da cui si può ammirare il cielo nelle notti stellate.
Le costruzioni sono state progettate per rispettare l’ambiente.
A fianco delle unità abitative sono stati installati dei pannelli solari su una struttura inclinata che forniscono l’energia necessaria per il riscaldamento e il raffreddamento.
Per garantire un corretto funzionamento dell’impianto, l’aria deve poter circolare per mantenere freschi i pannelli.
Per questa ragione i pannelli solari non sono stati posizionati sul tetto.
La produzione e il consumo di energia possono essere monitorati dall’interno delle costruzioni.
Le due casette nel deserto della California sono un prototipo che permetterà a Cohesion Studio di realizzare altre costruzioni simili ma più grandi negli Hamptons e nel Mojave a sud della California.
The Folly Cabins : casette nel deserto della California
Quando si ristruttura una casa, normalmente ci si concentra sulla pavimentazione, sul colore delle pareti e si pensa già all’arredamento.
Un elemento però da non sottovalutare sono gli infissi perchè anche il disegno delle finestre può caratterizzare fortemente il design degli interni.
Negli ultimi anni la continua ricerca tecnologica ha reso possibile realizzare infissi con materiali diversi che, pur avendo profili ridotti, garantiscono una resistenza elevata.
Con gli infissi di “nuova generazione“, la superficie vetrata può essere più ampia per far entrare più luce nelle stanze.
Un modello di infissi sempre più diffuso unisce ai profili minimali una grande superficie vetrata.
Questa tipologia in linea con le tendenze del momento permette ai designer e agli architetti di realizzare abitazioni contemporanee con vere e proprie pareti di vetro.
Installare una finestra di questo tipo aumenta la quantità di luce che entra nelle stanze garantendo allo stesso tempo un isolamento termo/acustico ottimale.
Questa tipologia di infissi può essere realizzata in alluminio con interni in legno: ne risulta un infisso resistente, ben isolante e bello esteticamente.
Per ottenere il massimo, si possono scegliere finestre scorrevoli:
in questo modo si potrà estendere la superficie vetrata al massimo senza che la struttura ne risenta.
Quando si tratta di architettura, un tema che sta diventando sempre più importante riguarda l’impatto che le scelte di design hanno sulla natura.
In questa ottica, un infisso realizzato con un materiale naturale è sicuramente la scelta vincente.
Ecco perché dopo anni in cui gli infissi in PVC sono stati la scelta più comune perché economici e isolanti, oggi le finestre in legno tornano di nuovo a essere molto utilizzate.
Questo tipo di infissi, realizzabili con essenze e colorazioni di legno diverse, è elegante e senza tempo e quindi si inserisce bene negli ambienti classici come in quelli moderni.
Oltre ad essere esteticamente belli, gli infissi in legno rispettano l’ambiente e sono riciclabili al 100%.
Rispetto al passato, i nuovi modelli di infissi in legno isolano l’ambiente al meglio e garantiscono il mantenimento di temperature controllate evitando sprechi energetici.
Creare design scegliendo correttamente gli infissi
Alexis Christodoulou si potrebbe definire un architetto virtuale.
Queste immagini non sono infatti delle fotografie di architetture realmente esistenti ma dei render perfetti che ritraggono scorci surreali e sospesi nel tempo.
Le forme eleganti, le inquadrature perfettamente bilanciate e gli abbinamenti delicati dei colori pastello sono enfatizzati dalla luce.
I diversi materiali che costruiscono gli elementi architettonici sono riprodotti fin nei piccoli dettagli con grande realismo.
La bellezza dell’architettura è valorizzata con l’accostamento a specchi d’acqua, sculture moderne, piccoli oggetti e tendaggi dalle forme morbide.
Le immagini oniriche e molto suggestive evocano una pace e un benessere molto intensi e creano paesaggi immaginari nei quali verrebbe voglia di immergersi realmente.
In questo articolo mostriamo solo alcune delle immagini… e non è stato semplice sceglierle perché sono davvero una più bella dell’altra!
Alexis Christodoulou ha iniziato nel 2017 a creare la serie “Imagined Architectural Spaces” appositamente per Instagram, conquistando rapidamente più di 30.000 followers.
L’artista digitale realizza le immagini utilizzando Cinema 4D, Redshift, Photoshop e Lightroom.
Ha imparato a realizzare le immagini dai tutorial su YouTube mentre lavorava come copywriter in una agenzia di pubblicità.
L’ispirazione viene da Le Corbusier, Aldo Rossi e David Chipperfield.
L’idea è creare degli spazi ideali per evadere dalla quotidianità immergendosi in un mondo che è la manifestazione di sogni fatti ad occhi aperti.
Architetture immaginarie di Alexis Christodoulou
Nell’articolo di ieri vi ho parlato del ritorno di Open House a Torino il 9 e 10 giugno.
Fra i 140 spazi grandi, piccoli, privati, pubblici, storici e contemporanei aperti quest’anno ce n’è davvero per tutti i gusti.
Casa Okumé, già presente nell’itinerario di Open House Torino l’anno scorso, è fra le location confermate anche quest’anno grazie al successo ottenuto nella prima edizione dell’evento con un’affluenza di oltre 600 visitatori.
Perché in questo articolo fra le tante location di Open House Torino vi parlo proprio di Casa Okumé?
Perché come interior designer ho firmato il design degli interni di questa abitazione.
Dopo avervi presentato in questo blog tante realizzazioni firmate da altri progettisti, questa mi è sembrata l’occasione giusta per parlarvi di un mio progetto.
Mostrandovi alcune immagini e raccontandovi un assaggio della storia di Casa Okumé, spero di farvi venire voglia di vederla dal vivo se sarete a Torino il week-end del 9 e 10 giugno.
Il progetto architettonico è stato firmato dall’architetto Raimondo Guidacci (qui sotto vedete un’immagine della facciata).
L’edificio era in origine una vecchia falegnameria in disuso in un cortile ben poco interessante.
Ora chi entra nel cortile rimane sorpreso perché trova qualcosa di inaspettato: un’architettura contemporanea inserita in un’oasi verde protetta dal rumore e dai ritmi della città.
L’architettura e il design degli interni sono caratterizzati da continui richiami grazie all’utilizzo di pochi “segni” e materiali che ricorrono ovunque in modo coerente.
Insieme al ferro, il multistrato in Okumé (un legno molto resistente alle intemperie) è molto presente sia all’esterno che all’interno.
Ecco spiegato il nome che ho dato al progetto.
L’ abitazione si sviluppa su due livelli:
il piano terra ospita in un open space il living e la cucina.
In un angolo è stata costruita una “scatola” rivestita in okumé che ho disegnato su misura per contenere il bagno principale.
Sul lato cucina il volume integra gli spazi per gli elettrodomestici e delle mensole che accolgono delle ceramiche bianche.
Una scala metallica bianca porta al primo piano mansardato anch’esso open space.
In fondo si apre la zona notte con lavabo e vasca a vista dove ho ricreato l’atmosfera raccolta e intima delle suites degli hotel di design.
In un piccolo spazio chiuso sono nascosti i servizi igienici.
Avrei ancora molte cose da raccontarvi su Casa Okumé, ma per non togliervi la sorpresa se verrete a visitarla, qui non vi dico altro.
Le visite si svolgeranno ogni 20/30 minuti e ci sarò io ad accogliervi per soddisfare le vostre curiosità.
Non è richiesta prenotazione.
Se non potrete venire a trovarmi e siete interessati a sapere di più del mio progetto, cliccate qui.
Foto: Jana Sebestova photography
Casa Okumé è fra le location di Open House Torino 2018